Ma non è mai tutto

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Come si fa a centellinare l’acqua
che sgorga da un rivo posto
ai piedi d’una scoscesa montagna
quando si ha sommamente sete?
L’impetuosa portata d’acqua
sembra quasi più dissetante,
anche se in verità la tracannata
è forse più scarsa della scorrente
dal rubinetto abbastanza aperto.
L’amore tuo, opposto all’ inane,
è, com’una cascata,: invadente,
però con grazia e con piacere
appena compare sulla pagina
di me: stolido tuo appassionato.
Parlare a te comporta la tema
di sbagliare un participio,
di spropositare forma verbale
cadendo in linguaggio gergale
ossia ruvido al tuo timpano.
Ti amo e scusa se lo rimarco
ancor una volta dopo tanto
da che ci avvicendammo
nella vita a sprazzi di luce
ogni tanto, senza mai scenate
sentimentali tipo napoletane.
Mi facesti scuola in gioventù
e continui ad istruirmi ancora
con tuo proprio sfoggio di cultura.
Sarebbe inane la letteratura
se mancante di adepti capaci
come te (per fare un esempio) 
ad interpretare il sentimento
d’amore mio non elegiaco,
anzi insegnandomi ancor oggi
che chi ama ha forse capito
la magnificenza del sommo poeta
nel comporre La Divina Commedia.

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