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Su per sentieri rupestri erbosi ove
il passo dell’umanità ha sì pestato
ma poco o niente caraterizzato,
arranca l’animo del poeta
come un tarlo nel legno.
Il sole va in campagna come
un soldato nel suo battaglione:
scalda dianzi e a tergo, ma
lascia spazio agli altri suoi.
Di questi npassi siam noi
e guai a sentirsene schivi!
Le origini non si scelgono,
e guai! Nemmeno si cambiano
andando in territorio stranero.
La madre la si ama che sia essa
bianca, o nera, o già andata.
Un cane guaisce, poi ulula
di piacere per un’attenzione
del padrone. Così il poeta e chi
né legge poesie, né di altro niente.
Almeno il Mondo appartiene
al degno e ai senza meriti,
al moscerino e all’elefante
che con la sua mole segna
ogni mossa, dai bracconieri annotata.
Solo che nella campagna brada
esaurire l’inchiostro nella penna
tenuta fra le dita dal devastator,
è cosa a dir un po’ conservativa.

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