I numeri della fortuna
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I sonnacchiosi anni dei vespri
sono lunghi e i tuoi importanti
per giunta. Il sopore di compieta
non provi a rodere nottetempo
colui il quale ha un ruolo basilare
nel micro-universo da esso stesso
(oltre al scelto sostegno in gioventù)
generato quando i fiori di mille colori
profumavan per davvero di giaggiuolo.
È una ancora mite estate adesso
e il bardo di casa fissa la diligenza
al tronco d’albero su cui venne inciso
il tuo nome dall’Eccelso Procreatore.
Ma il fuggi-fuggi neurale di costui
vien da un bel po’ in anticipo,
o in ritardo, e giammai per tempo.
Una cometa infinita per noi
è piombata nel tuo e nostro emisfero:
miracolosamente scagliata da nadir,
atterrata e largizione oramai
alfine di un senso ancora darci.
Neanche il genio di Leonardo
saprebbe oggi raffigurare a olio
(o a tempera grassa pure questo)
lo sfavillio accecante di tua vita;
neppure le trovate di Shakespeare
sarebbero in grado di esporre
il tuo poderoso cammin di vita.
In fondo l’evanescenza di gioia
è tale, evanescente, fino a che
non si può dire di esserci meritati
sì affetto per il settantesimo
rintocco nella torre campanaria
invisibilmente eretta alla nascita.
Così se qualcosa oggi avanza,
è la nostra vita e nulla in tavola!
Auspici sentitissimi, capitano:
siamo al largo con te, null’altro.