Poesia a un mento
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“Anche quando ti pare
che non esistano vie di fuga,
una strada per uscirne fuori
è lì che aspetta di esser scorta.
Un paracadutista esperto,
in un mattino di disattenzione,
si lancia dall’aereo in volo
senza sacca con dentro il manto
predisposto a rallentarlo.
‘Che sciagura inaudita!’…
gli capita di pensare
al giovane, prossimo morto.
E in quel lungo tempo
che lo separa dal fatale schianto
pensa seriamente alla vita
che sta per abbandonarlo
nel giro di pochi minuti:
i più lunghi della sua esistenza.
Quando la superficialità
spadroneggia nei nostri giorni,
un anno pare un attimo,
una conquista sembra niente,
un bacio un nonnulla
che non merita ricordare.
Ma la vita è fondamentale,
è tutto e questo tutto
continua a crescere di continuo.
Non buttarti! aspetta!
continuiamo a parlare, ti va?
Di giorni pessimi o nocivi
addirittura, tutti ne abbiamo.
Pensa: una settimana fa
mi sono chiuso una mano
in mezzo alla portiera dell’auto,
la vedi no questa ingessatura?
Sì, tu penserai:’Ti è andata bene,
è la sinistra…’. Ma io sono mancino.
Mi è stato detto all’ospedale
che devo ora imparare a scrivere
con la destra! come se fosse facile
reimpostare le proprie coordinate
all’interno di una mente
nata per comandare la sinistra
a compiere movimenti fini.
Io penso che tu abbia fame…
almeno: io ne ho molta.
Che dici? Ci facciamo portare su
due panini giganti al salame?…
Non piangere, la vita è bella:
vieni, dai… dammi la mano
e scordiamo ‘sto cornicione,
queste lacrime e le loro cause.
Ecco bravo: ora siamo insieme.
Abbracciami, ti voglio bene.”
Lo ho salvato con tante parole
senza neppure sapere il suo nome,
poiché per me si chiama Disperazione
chiunque sia in cima a un cornicione:
sono un vigile e non il giudice.