Fiotto di parole

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Cara mamma, un altro giro fa
la lancetta dell’Universo e tu
e io restiamo a sentirne il ticchettio
senza magnete per incepparla.
Ma poi, riflettendo, quando si ha
una luce che non si spegnerà
quando chiuderemo la mano
poiché i nervi ci obbligheranno,
va bene anche sentirlo passare.
Dal baratto se ne esce sazi
visto che in fondo si ha bisogno
di viveri e di liquidi per empirsi.
Un saggio ti svelerebbe magari
la formula della felicità,
mentre io è meglio che taccia
per non fare altri disastri.
Io che sogno in riva alla vita,
osservando e languendo solo.
Io che quando ti ho davanti
torno indietro di quarant’anni
nel pensiero e nella memoria.
Mamma, prova a fare come
faccio io ogni giorno, ogni attimo.
Anche ora lo sto facendo: nutro
e mi nutro della fantasia.
Oggi conta poco quanti ne passi
e quanti io da ora ne conti.
È tutto in nostro potere
se si vuole. Il mio cuore parlava
stanotte e ho sentito ciò che si sente
incollando l’orecchio alla conchiglia:
quel che si ha voglia di sentire.

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