Sul bancone da lavoro

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Siamo noi che ci guardiamo
da sotto le calotte craniche
a cercare l’incastro tra sé
e l’altro, sebbene così diversi.
Il sole di stagione lambisce
prima la parte frontale di noi,
per passare poi al suo interno
quando a contar è soltanto
il contenuto del mastello.
Sì, tutto ha importanza e conta
nella scelta di due nature;
in fondo senza involto
l’affettato è solo sul posto
fruibile. Ma spesso serve
tempo e tanto di quel tempo
per giungere a una decisione.
I prati si colorano in primavera
pur senza attenzioni neuronali;
 gli uccelli atterrano sui rami
senza ricevere le istruzioni,
poiché spetta a loro imparare
senza analisi nè avviamento,
se non per becco dei suoi.
A volte gli occhi han cataratte
spesse dianzi che impediscono
al destro di guardare nitido
e al sinistro di vederci anche solo.
Al che interviene il cuore
a rendere più indistinguibili
i tratti, le labbra e lo sguardo
che s’ha dianzi, chiusi come siamo
tra le morse di due banconi,
posti accosti, ma gravosi.

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